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Emanuela Franchin consegna a questo saggio di riflessione sul rapporto solitudine e artista un'opera che racconta il significato profondo del sentimento, sospendendo il contesto temporale e la collocazione dell'opera in un determinato spazio. Non è facile lavorare affidando i propri colori ad una matrice informale ed astratta. Infatti questa modalità di espressione artistica prevede, senza incertezze, una profonda conoscenza del senso del segno e della grammatica del disegno. Emanuela Franchin conosce l'importanza di tali basi ed è per questo che la sua ricerca informale raggiunge livelli di eccellenza, sia nella tecnica e nella creazione dell'idea nello spazio pittorico, sia per la capacità di abbandonare il proprio spirito nel limbo seducente e privilegiato dell'arte, dove le bugie e le convinzioni personali sono pronte a naufragare in nome dell'eterna presenza di valori e passioni, che vestono, sul teatro della pittura, le maschere e i ruoli di colori nel loro incontro e dialogo. Quest'opera conferma la sua eccellenza tecnica nell'accostare, rendere flessibili e dinamici, far risplendere i colori come singole entità e come coralità nella presenza collettiva: la sua capacità tecnica è tale da riuscire ad alternare, sapientemente, il controllo e la libertà. Solo in questo modo assistiamo al trionfo del colore e dell'arte come espressione di storie, personalità, speranze e aspettative. Il tutto in un ponte che unisce maestro e pubblico. Accanto alla parte tecnica c'è il tema, il significato, la storia.

Un momento solo per noi è un manifesto che approfondisce il significato dell'amore che è nell'uomo e che si trasmette in più direzioni. Dal rosso, al rosa, all'arancio, portano la passione, la tenerezza, l'energia: riescono a collegare anime e persone, riescono a vivere le oscillazioni degli stessi sentimenti che possono portare momenti di turbamento e di gioia nell'animo e nello spirito. L'opera è un orizzonte sul quale si muovono quelle riservate tempeste che si poggiano sul bianco e sul nero che si intravedono, dialoghi su una luce fatta di assenza e di presenza. Su questa base si manifestano tutti i colori, densi di passione e di energia, che vogliono sopravvivere e vivere oltre l'ombra, in quel sottile rapporto che unisce l'opera al pubblico e l'opera stessa al maestro. È così che prende forma il mistero dell'arte, quando un maestro si abbandona alla ricerca e alla rappresentazione.

Emanuela Franchin, in un informale originale e di ricerca, ha il coraggio di declinare i propri momenti e la propria storia, e lo fa con l'arte e nell'arte, lasciando sempre quella positiva emozione che consente all'opera di non essere isolata ma di entrare in relazione con l'osservatore. Un momento solo per noi nasce nella solitudine e in un luogo terzo per entrare nel mondo portando energia positiva.

“Un momento solo per noi” 2018 acrilico e polimaterico a spatola 90x90cm

EMANUELA FRANCHIN
Nel cuore profondo dell'emozione

Dedicato a Emanuela Franchin


Emanuela è riuscita nella sua incessante ricerca interiore a costruirsi un solido spazio cromatico ben strutturato dove potersi divertire spaziando nelle sue meravigliose colorazioni stratigrafiche riuscendo a generare opere uniche tra miscellanee di materiali e colori ben amalgamati. In UN NUOVO INIZIO e RICOMINCIO DA ME ha di fatto posto una pietra miliare sulla sua personalissima arte non più da discente ma da Maestro! Simili ma diversi strutturalmente e mentalmente BREAK ed AGGREGAZIONE dove la ricerca è stata dura ma costante fino a scalfirne il derma materico creando interessanti solchi e spazi ove inserirsi al suo interno.

Trovo anche stupefacenti le velature realizzate in PENSIERO LIQUIDO e ALCUNE IPOTESI che ricordano le Aurore Boreali, Velature che rispecchiano i nuovi colori dell'anima di Emanuela. intrisi di gioia e soddisfazione nel vedere finalmente il suo restyling finalmente terminato in modo grandioso. Da suo maestro di spatola mi sento orgoglioso ed onorato per aver contribuito a plasmare uno dei più interessanti ed emozionali artisti del panorama culturale internazionale. Ad Majora... dolcissima Emanuela, continua così a stupirmi ancora...sempre... Con grande affetto e stima artistica.

“LUCE E COLORE, VIAGGIO AI CONFINI DELLA FORMA” Personale di Emanuela Franchin.

Nata a Vigonovo, in provincia di Venezia, dove anche attualmente vive e lavora, Emanuela Franchin è un'artista di lunga esperienza e dall'ampio e articolato curriculum critico-espositivo. Tra le sue innumerevoli esperienze anche un’adesione per un periodo settennale al “Metaformismo” di Giulia Sillato per la sua straordinaria capacità di muovere e interpretare la forma, per la libertà del gesto e la fluidità del segno. Un'espressione fortemente autonoma e personale, quella di Emanuela Franchin, iniziata parecchi anni fa prima sotto l'abile guida prima di Maurizio Piovan di area veneta, poi di Mario Salvo di area romana ma di risonanza internazionale, che la aiuta ad affrontare una vera e propria svolta tecnica e stilistica, insegnandole a maneggiare la spatola, successivamente, la frequentazione di valenti ed affermati artisti. Così, dopo un avvio figurativo caratterizzato da un'espressione di carattere prevalentemente naturalistico, la nostra artista ha iniziato a sentire il fascino delle Avanguardie Storiche, dell'Espressionismo lirico e dell'Informale, soprattutto, iniziando quindi una profonda metamorfosi tecnico-espressiva, una fase di straordinario mutamento estetico-formale fatto di colore, gesto e materia. Pittura non più descrittiva, dunque, non più legata alla narrazione del reale, ma tutta d'emozione, tutta concentrata sull'ascolto delle intime pulsioni, dei sentimenti e delle sensazioni.

Quello che più colpisce, nell'espressione di Emanuela Franchin, è la sua tecnica, il suo modo di procedere e di lavorare perché la nostra artista non si serve dei tradizionali pennelli, ma solo ed esclusivamente della spatola. E la spatola per lei è ormai diventata una cosa sola con la sua mano e il suo polso, è un docile strumento che, in modo quasi automatico, ubbidisce alla sua volontà, segue i suoi pensieri, traccia e interrompe percorsi e traiettorie. Con la spatola Emanuela Franchin stende il colore, lo plasma e lo modella, lo scava, lo toglie e lo aggiunge. Nascono così i suoi quadri, percorsi dalla materia, dalle trasparenze e dalle delicate velature. Prendono corpo in questo modo le sue creazioni, che a volte si allontanano dalle tematiche naturalistiche e/o paesaggistiche per farsi più meditate e raccolte, più intime e psicologiche trasformandosi in vere e proprie visioni interiori, palpitazioni emotive, in voci misteriose e segrete dell’animo umano. E allora anche il colore, steso in grande quantità così da essere modellato e plasmato, si veste di simbologia e significato. Diventa metafora della vita, dello scorrere lento e inesorabile del tempo, e i suoi colpi di spatola che penetrano nella materia provocando incisioni, ferite e traiettorie rimandano senza ombra di dubbio ai misteriosi e imponderabili percorsi esistenziali che segnano il destino di ognuno di noi.

“STRATIGRAFIE A SPATOLA”
- cromatismi di Emanuela Franchin -

Impalpabili velature si contrappongono a plasmatici colpi di spatola, intrisi di forza e vigore, dove l’impasto materico si fonde con la tela prendendo forma. E’ così che in “Rupi veneziane”, generata dalla fusione di molteplici rossi, esiste comunque un vissuto intellettivo attraverso forme di ombre tonali che intersecano un nodulo di luce sfaccettata da una miriade di tinte e mezze-tinte le cui velature sapienti e luminose, allo stesso tempo decise e maliziose, impreziosiscono notevolmente l’opera collocandola tra quelle altamente emozionali. Sublime il virgulto morbido e sinuoso della spatola in “Vibrazioni 2” e “Oltre l’orizzonte” dove lo strumento metallico incede e coinvolge le masse cromatiche tra loro generando inevitabilmente nuovi colori, in parte voluti, in parte casuali, creando nell’interlocutore un pathos crescente.

Tali stratigrafie, cromaticamente difficili da realizzare poiché riescono a velare tre o più colori sottostanti, riescono a rendere l’opera emotivamente meravigliosa, in quanto unica nel suo concepimento. Di fondamentale importanza “Consapevolezza”, dove i tagli “vivi” e “cicatrizzati” dalla vita che porta con sé tutto, coprendo con il tempo le vibrazioni vitali lasciando i segni sulla sua superficie, fanno da cornice ad una galassia immaginaria, trattata cromaticamente a spatola attraverso un tasso tecnico da artista esperto verso uno strumento quasi impossibile. Al suo centro, un vortice a ribadire che le vita viene inesorabilmente risucchiata dall’effimero reale.

Quest’opera misura il perfetto senso della venezianità di un pittore, trasmessa per dna a una tavolozza dove ci sia posto solamente per cromie pastose e luminose, che, nel dipinto qui a fianco, sono state ottenute grazie a quella particolarissima gradazione, intermedia tra il rosso e l’arancio, che solo nell’occhio di un veneziano può esistere: sono le luci di Venezia ad essere responsabili di quelle inedite trasparenze che modellano i colori connaturandoli alle atmosfere suggerite dall’ambiente. L’artista, come si è detto altrove, è allieva di uno dei migliori esperti di spatola esistenti sulla scena contemporanea, dal quale ha appreso e completamente acquisito la tecnica della stesura stratigrafica a velature sovrapposte, pezzo forte del maestro romano Mario Salvo; ma lo strumento, applicato a questo bell’esempio di pittoricismo veneziano, ha dato risultati sorprendenti, trascinando l’occhio dell’osservatore in spazi infiniti, irraggiungibili… se non con l’immaginazione iridescente di chi li ha concepiti.

NASCITA DI UN PENSIERO 2011 olio a spatola 100 x 100 cm

Intervista del 07 Maggio 2010 alla inaugurazione della Mostra Personale di Emanuela Franchin presso la Terrazza Barberini (ex Scuderie) di Palazzo Barberini, Roma (dal 07/05/2010 al 31/08/2011).